mercoledì 23 maggio 2007

ungheresi, popolo dai grandi poeti sconosciuti


Noi ungheresi abbiamo un patrimonio inestimabile di poesia. La nostra lingua che, scritta, spaventa gli stranieri, è particolarmente duttile e adatta alla poesia, anche alle traduzioni poetiche. I nostri più grandi poeti ci hanno regalato superbe traduzioni della poesia mondiale. E le poesie sono vive nella nostra lingua, conosciute da tutti, un po' come la musica lirica tra gli italiani. Forse per questo ogni ungherese capitato all'estero tenta di trasmettere qualcosa di queste poesie alla sua nuova lingua. Me compresa.

Attila József

Nina-nanna

Abbassa gli occhi azzurri il cielo

abbassa gli occhi lucenti la casa

sotto un piumino dorme il prato

fai la nanna, piccolo Blasio.

Piega la testa sulla gamba,

dorme l'insetto, dorme la vespa,

dorme con loro anche il ronzio,

fai la nanna, piccolo Blasio.

Anche il tramvai s'è addormentato

e, mentre sonnecchia la corsa,

gli scappa un adagio scampanellio,

fai la nanna, piccolo Blasio.

Dorme sulla sedia la giacca

lo strappo dormicchia nella stoffa

per stanotte non avanza il danno,

fai la nanna, piccolo Blasio.

Assopita è la palla, riposa il fischietto

la scampagnata e tutto il bosco,

s' appisola lo zucchero filato,

fai la nanna, piccolo Blasio.

Ti darò l'infinito, come fosse birillo,

diventerai un marcantonio,

ma chiudi gli occhietti mio bello,

fai la nanna, piccolo Blasio.

Farai il pompiere, il soldato!

menerai le fiere dell'Asia!

Vedi, la mamma casca dal sonno

fai la nanna, piccolo Blasio.

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