mercoledì 31 ottobre 2007

Attila József, Al mio compleanno

Ho compiuto i trentadue

Mi faccio regalo di queste rime:

Dono

Vano.

Un presente, un piccolo cadeau

Scritto al banco di un caffè

Da me

A me.

Fuggiti questi anni miei

le “mille al mese” non l'ebbi mai
O Patria,

son paria!

L’insegnante potevo fare io

Non il consuma penna-stilo

Povero

Diavolo.

Non lo feci: chè mi allontanò

A Szeged dall’ateneo

Un capo

Sciapo.

Un abuso rapido e ruvido

Per il mio „A cuore candido”.*

Egli protesse

Indefesso

Contro di me la Patria!

Immortalato qui sia

Nome e

Solerzia:

„Finché ho mente sobria

Lei qui non si laurea”

così bela

e si bea.

Il Signor Horger si delizia

se il poeta non studia?

Meschina

letizia.

Io l'intero popolo

-non a grado di ginnasio-

farò mio

discepolo!



*“A cuore candido” titolo di un libro di versi e una delle poesie di J.A., fece scalpore a livello nazionale per il suo amaro cinismo (anni Trenta! nazionalismo, fascismo).

“Non ho padre né madre, né Dio né Patria, né bacio, né amante, né culla né coltre…”questi sono i primi versi, sto ancora lottando con la traduzione

1 commento:

Mariela De Marchi Moyano ha detto...

Bravissima! Bel blog, ti terrò d'occhio ;-)
Ciao!
Mariela