martedì 1 luglio 2008

Attila József: Dimmi, che cosa

Dimmi che cosa serba la sorte

a chi non può nemmeno zappare

i cui baffi non perdon molliche

e poltrisce tra cupe angosce;

pianterebbe patate a terzadria*

ma di terra libera non ce n’è

i capelli gli cascano a ciocche,

e lui manco se n’ accorge?

Dimmi che cosa serba la sorte

a chi coltiva cinque are,

un pollo gli gracchia fra le stoppie

e nella fossa s’annidano ansie..**

il giogo non cigola, né il bue

muggisce - non ce n'ha -

e dal fondo fuma la pignatta

quando la famigliola mangia.

Dimmi che cosa serba la sorte

a chi solo vive, solo guadagna;

il suo pasto è insipido

il bottegaio non dà credito;

per legna ha una sedia rotta,

sulla stufa crepata siede il gatto

con la chiave scandisce un ritmo,

guarda, guarda e solo va a letto.

Dimmi che cosa serba la sorte

a chi lavora per la famiglia:

per un tozzo di pane ci si azzuffa

e al cinema va solo la figlia;

la donna lava sempre - martire del fradiciume-

la sua bocca sa di minestra

e quando il bisogno spegne la luce

il silenzio origlia, il buio fruga.

Dimmi che cosa serba la sorte

a chi gironzola attorno alla fabbrica;

al suo posto una donna fatica

e bambini dalla testa sbiadita;

invano sbircia nel recinto,

porta ceste, trascina sporte,

se s'addormenta, è risvegliato

e se ruba, è beccato.

Dimmi che cosa serba la sorte

a chi vende sale, patate e pane

a "pago domani", in carta da giornale,

e non spolvera la bilancia;

nella luce fioca brontolando rassetta

- troppe le tasse, alto il canone -

e non guadagna, eppure fa la cresta

sul petrolio per lampade.

e dimmi, che cosa serba la sorte

a chi è poeta, e questo è il suo canto,

sua moglie lava il pavimento

lui di copiature sbarca il lunario;

il nome, se se l'è fatto, è un marchio

come di un sapone qualsiasi

e la vita, se ne ha ancora una,

è dei proletari posteri?!

* Terzadria – parola coniata sull’esempio di mezzadria, ma invece che dividere a metá, dividono in tre quanto coltivato

*Si parla della fossa che nelle campagne ungheresi si usava per tenere al fresco quanto coltivato (patate, cavoli, rape ecc.) il povero ha il pensiero di come riempirla per l’inverno.

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